Comunicato Agi – Fiat: siglato con Federmanager nuovo contratto lavoro dirigenti
Fiat, Cnh Industrial e Federmanager hanno sottoscritto l’accordo per il rinnovo del contratto di lavoro scaduto il 31 dicembre 2013.
Il contratto, che si applica ad oltre 1.500 dirigenti, ha valenza per il biennio 2014-2015, recepisce le proposte dell’Osservatorio paritetico concretizzando una modalita’ innovativa di relazioni industriali che ha favorito il raggiungimento delle intese e consentito di sottoscrivere il nuovo accordo.
Le parti – si legge in una nota – hanno inteso realizzare un rinnovo non tradizionale da cui emerge un grande senso di responsabilita’ e la consapevolezza della situazione economica e sociale del Paese.
Nel contempo l’intesa conferma l’utilita’ di un sistema di relazioni industriali moderno, propositivo nelle soluzioni e che punta alla valorizzazione del dirigente come persona e come figura strategica per il futuro del Gruppo Fiat-Cnh Industrial.
L’accordo mette a disposizione delle parti strumenti contrattuali moderni con particolare riguardo al welfare aziendale, alla formazione e alle politiche retributive incentivanti legate ai risultati aziendali, strumenti che, nell’attestare e valorizzare la crescita professionale delle figure manageriali aziendali, intendono favorire e sostenere la competitivita’ del Gruppo Fiat e Cnh Industrial.
Comunicato Agi – Previdenza: Federmanager, bene Poletti su flessibilità pensioni
L’annuncio del Ministro Poletti di un provvedimento con cui, nella prossima Legge di Stabilita’, si cerchera’ di introdurre forme flessibili di uscita dal lavoro per favorire l’accesso al pensionamento e’ un fatto positivo e che auspichiamo da tempo”.
Questo il commento del Presidente di Federmanager, Giorgio Ambrogioni, alle dichiarazioni del Ministro del Lavoro contenute nell’intervista pubblicata oggi sul quotidiano Il Messaggero.
Il Presidente Ambrogioni evidenzia che “abbiamo sempre condiviso l’idea che siano necessari strumenti differenziati adatti a venire incontro alle diverse esigenze sia dei veri esodati che dei tanti lavoratori maturi rimasti senza lavoro e che sempre piu’ difficilmente potranno ricollocarsi, mentre rimangono ancora molto lontani dalla pensione.
Per questo dobbiamo rendere piu’ flessibile la possibilita’ di andare in quiescenza, offrendo un ventaglio coerente e sostenibile di opzioni rispetto alle diverse situazioni individuali”.
Per il Presidente dei manager italiani “le proposte risolutive e strutturali ci sono e noi le condividiamo, adesso occorre ultimare le simulazioni di calcolo per definire le risorse necessarie a raggiungere questo obiettivo e la volonta’ politica da parte del Governo.
Da questo punto di vista, la politica deve sapere farsi carico dei problemi e trovare soluzioni alle tensioni sociali che ha contribuito a creare.
Comunicato stampa – Federmanager: Agenzia Digitale e Manager italiani collaborano per la digitalizzazione del paese
Ragosa ha quindi apprezzato la disponibilità di Federmanager a contribuire fattivamente alle attività dell’Agenzia, mettendo a disposizione il patrimonio di competenze della dirigenza delle imprese ICT per la realizzazione dell’Agenda Digitale, ed ha sottolineato come il management aziendale possa dare un contributo fondamentale allo sviluppo delle tecnologie digitali nel nostro Paese.
<<A breve avvieremo dei Comitati con i rappresentanti delle parti sociali, ha inoltre annunciato Ragosa – cominciando con il coinvolgimento dei delegati di Federmanager, per supportare l’Agenzia nella propria opera finalizzata a colmare il gap di infrastrutture e servizi digitali esistente in Italia>>.
<<I primi fronti di sinergia con i manager industriali – ha concluso il Direttore Generale dell’Agenzia per l’Italia Digitale – potranno svilupparsi nella definizione di un grande piano di formazione nazionale per l’alfabetizzazione digitale e l’utilizzo dei servizi di e-government tra i cittadini>>.
<<Il tema delle Start-up innovative – ha sottolineato Tagliavini – che puntando ad elementi di innovazione, contribuiscano, in particolare, al rilancio dell’occupazione giovanile, anche attraverso forme di tutoraggio da parte di manager senior, del Telelavoro, delle Smart Cities e della Sanità digitale è proprio tra i principali argomenti che il Gruppo Federmanager si propone di approfondire nell’ambito del piano fissato dal Decreto Sviluppo 2.0 >>.
<<Con l’obiettivo di attuare il progetto Open Data e completare la digitalizzazione della PA e del nostro sistema produttivo – hanno condiviso infine Ragosa e Tagliavini – serve una seria pianificazione delle risorse ed un’azione di coordinamento delle competenze verso lo sviluppo delle piattaforme tecnologiche e dei nuovi linguaggi: per questo è necessaria un’azione comune tra tutte le componenti interessate, a cominciare da quella ad alta competenza>>.
Spending review: Federmanager, no a tetti stipendi supermanager = Ambrogioni, ma retribuzioni siano improntate a sobrietà e legate a risultati
“Occorre piu’ sobrieta’, a tutti i
livelli. L’idea di mettere un tetto agli stipendi dei supermanager e’
improponibile, perche’ le aziende devono poter cercare sul mercato i
migliori manager. Ma questi manager possono anche accontentarsi di
retribuzioni piu’ basse di quelle attuali”. Cosi’ Giorgio Ambrogioni,
presidente di Federmanager, interviene con Labitalia a proposito della
polemica innescata dalle dichiarazioni dell’ad di Fs, Mauro Moretti.
“Diciamo, intanto, che di questa polemica si poteva fare
tranquillamente a meno”, premette Ambrogioni, ricordando che la stessa
Federmanager a suo tempo critico’ duramente gli esborsi esorbitanti
delle Fs per le liquidazioni di Cimoli e Catania, “che pure lasciarono
l’azienda in condizioni pessime”.
La giusta ricetta per ‘costruire’ un giusto compenso a un top
manager di un’azienda importante, pubblica o privata che sia, dice
Ambrogioni, “non puo’ essere una formuletta matematica”. “Si devono
invece tener presente -avverte- alcune condizioni fondamentali:
innanzitutto, piu’ sobrieta’ a tutti i livelli, poi si puo’ abbassare
la parte fissa della retribuzione del top manager e legare la parte
variabile ai risultati di medio-lungo periodo (e non a quelli di breve
periodo, ottenuti magari stressando l’azienda). Infine, i comitati di
renumerazione presenti in tutte le grandi aziende devono poter operare
liberamente e con serieta'”.
Quella a cui stiamo assistendo in questi giorni,
poi, commenta Ambrogioni, “e’ un’operazione un po’ strumentale fatta
dalla casta dei politici per deviare l’attenzione dell’opinione
pubblica su di un’altra casta: quella dei supermanager”. “Ora non c’e’
dubbio che la questione vada affrontata, ma occorre abbassare i toni
generali”, ribadisce.
Tornando a Moretti, pero’, da piu’ parti si e’ sottolineato che
al suo grande stipendio non corrisponde un’altrettanta alta efficienza
dei trasporti ferroviari, soprattutto di quelli dei pendolari.
“Moretti opera in un’azienda, le Fs, sottoposta a un forte controllo
sociale, diversamente da Finmeccanica o dal Poligrafico”, spiega
Ambrogioni che cita Andreotti e la sua famosa frase: “Solo un pazzo
puo’ pensare di risanare le Ferrovie”.
“Moretti forse non le avra’ risanate -aggiunge Ambrogioni- ma ne
ha fatto sicuramente un’azienda dignitosa e prova ne e’ la reazione
del suo piu’ diretto competitor, Diego Della Valle. Moretti ha
distinto tra alta velocita’ e trasporto locale sui cui ha chiesto
anche agli enti locali di fare la loro parte. Lui e’ a capo di una
Spa, non puo’ continuare a mettere soldi in una parte in perdita. Sul
problema sociale devono invece intervenire governo ed enti locali”.
Rinnovato il CCNL per i Dirigenti e per i Quadri Superiori delle Piccole e Medie Aziende produttrici di beni e servizi
In data 31 gennaio 2014, CONFAPI e FEDERMANAGER hanno sottoscritto l’Accordo per il rinnovo del CCNL del 22 dicembre 2010 per i dirigenti e per i quadri superiori delle piccole e medie aziende produttrici di beni e servizi con l’obiettivo di apportare quegli interventi necessari ad aiutare le piccole e medie imprese a superare questo difficile momento di crisi.
In quest’ottica il contratto, di durata triennale dal 1 gennaio 2014 al 31 dicembre 2016, non prevede innanzitutto, interventi di adeguamento del minimo contrattuale per il 2014. Le parti, infatti, hanno stabilito che l’aumento del minimo contrattuale avrà decorrenza il primo gennaio 2015 e verrà definito entro il 30 novembre 2014.
Considerato il difficile contesto economico e produttivo, Confapi e Federmanager hanno puntato, invece, sulla valorizzazione della parte variabile della retribuzione legata alla produttività che costituisce la leva attraverso cui introdurre sistemi gestionali e retributivi più moderni orientati al risultato.
Al fine di favorire una maggiore diffusione di competenze manageriali nelle piccole e medie imprese per accrescerne la competitività in un mercato sempre più complicato, sono stati previsti due diversi tipi di interventi: il primo, offre una ampia scelta di percorsi per agevolare la nomina o l’assunzione di nuovi manager, guardando in particolare ai più giovani e a coloro che hanno perso il posto di lavoro; il secondo, teso a rafforzare gli strumenti bilaterali sulla formazione e sull’aggiornamento professionale e con una novità, il bilancio delle competenze.
La presenza di imprenditori e manager rappresenta la formula vincente con cui garantire un assetto organizzativo anche alle PMI in grado di affrontare le sfide dei mercati internazionali.
A fronte della maggiore flessibilità nelle clausole di accesso in categoria, le parti hanno inteso intervenire sulla disciplina sulla risoluzione del rapporto di lavoro, in particolare sulle motivazioni che rendono giustificato un licenziamento per motivi legati all’organizzazione o alla produzione aziendale.
L’asse portante del contratto resta costituito dall’ampia gamma di iniziative bilaterali che vanno dalla previdenza complementare, su cui si è intervenuti per dare un maggiore peso soprattutto guardando ai più giovani, e alle altre tutele di tipo assicurativo, compresa la responsabilità civile nell’esercizio delle proprie funzioni e le coperture di assistenza sanitaria integrativa.
Le parti puntano a valorizzare la nuova figura, quella del Quadro Superiore, a metà strada tra il dirigente e il quadro, già introdotta all’interno del CCNL nel corso della precedente vigenza contrattuale. Si tratta di un ruolo manageriale di elevata responsabilità all’interno dell’organigramma aziendale, che risponde alle esigenze delle PMI e che si affianca a quello più tradizionale del dirigente, costituendo un fattore di crescita, sia a livello professionale che a livello di azienda.
Legge di Stabilità 2014: disposizioni in materia previdenziale
Con la definitiva approvazione della Legge di Stabilità 2014, Legge 27 dicembre 2013, n. 147, recante “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato”, sono entrate in vigore dal 1° gennaio 2014 una serie di disposizioni in materia previdenziale che impattano particolarmente sulla nostra Categoria, delle quali si espone di seguito una breve illustrazione.
PEREQUAZIONE AUTOMATICA DEI TRATTAMENTI PENSIONISTICI
Per il triennio 2014-2016 la rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici è riconosciuta con percentuali decrescenti calcolate non sulle fasce di importo, come per il precedente meccanismo di rivalutazione, ma con riferimento all’intero trattamento pensionistico, come di seguito indicato:
a) nella misura del 100 per cento per i trattamenti pensionistici complessivamente pari o inferiori a tre volte il trattamento minimo INPS (1.486,29 Euro);
b) nella misura del 95 per cento per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a tre volte il trattamento minimo INPS e pari o inferiori a quattro volte il trattamento minimo INPS (1.981,72 Euro) con riferimento all’importo complessivo dei trattamenti medesimi;
c) nella misura del 75 per cento per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a quattro volte il trattamento minimo INPS e pari o inferiori a cinque volte il trattamento minimo INPS (2.477,15 Euro) con riferimento all’importo complessivo dei trattamenti medesimi;
d) nella misura del 50 per cento per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a cinque volte il trattamento minimo INPS e pari o inferiori a sei volte il trattamento minimo INPS (2.972,58 Euro) con riferimento all’importo complessivo dei trattamenti medesimi;
e) nella misura del 40 per cento, per l’anno 2014, e nella misura del 45 per cento, per ciascuno degli anni 2015 e 2016, per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a sei volte il trattamento minimo INPS con riferimento all’importo complessivo dei trattamenti medesimi e, per il solo anno 2014, non è riconosciuta con riferimento alle fasce di importo superiori a sei volte il trattamento minimo INPS.
In virtù di tale disposizione – ricordando che il D.M. 20 novembre 2013 del Ministero dell’Economia ha stabilito in via provvisoria nella misura dell’1,20% l’adeguamento Istat da applicare alle pensioni del 2014, mentre quello definitivo del 2013 è del 3% – le pensioni di importo superiore a sei volte il trattamento minimo INPS nell’anno 2014 si vedranno riconoscere l’adeguamento al 40% esclusivamente per la fascia fino a sei volte il trattamento minimo, mentre la parte eccedente non subirà alcuna rivalutazione (l’adeguamento per tale categoria di pensioni corrisponde a 14,27 euro mensili).
Per il biennio 2015-2016 la norma dispone l’adeguamento delle pensioni al 45%, in luogo dell’attuale 40%, su tutto l’importo pensionistico e, quindi, senza limitazioni.
Certamente tale disciplina non corrisponde alle nostre richieste, circa l’adeguamento anche delle pensioni medio-alte al costo della vita, troppo a lungo sterilizzate dal meccanismo di perequazione automatica, ma va evidenziato che è stato evitato un ulteriore blocco della perequazione automatica delle pensioni che era stato originariamente previsto dal Governo per il 2014.
CONTRIBUTO DI SOLIDARIETA’
Per il triennio 2014-2016 è stato introdotto l’ennesimo contributo di solidarietà sulle cd. “pensioni d’oro”, la cui soglia, diversamente da quanto fatto in passato, è indicizzata al trattamento minimo dei trattamenti pensionistici corrisposti dagli enti gestori di forme di previdenza obbligatorie.
Nello specifico, il contributo richiesto è pari al 6% per gli importi pensionistici lordi annui superiori a 14 volte il trattamento minimo Inps e fino a 20 volte – ovvero ad importi mensili superiori ai 6.936,02 euro e fino a 9.908,60 euro – nonché pari al 12% per la parte eccedente l’importo lordo annuo di 20 volte il trattamento minimo Inps e al 18% per la parte eccedente l’importo lordo annuo di 30 volte il trattamento minimo Inps (corrispondenti a 14.862,90 euro mensili).
I proventi derivanti da tale prelievo saranno versati al bilancio dello Stato per alimentare un Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, progetti di ricerca e innovazione nonché il Fondo di garanzia per la prima casa. Ciò al fine di evitare la censura costituzionale già applicata circa la destinazione delle risorse nella precedente analoga normativa.
Contro questo ulteriore prelievo a carico dei pensionati, che si aggiunge ai già numerosi interventi succedutisi negli ultimi anni, stiamo già verificando la possibilità di presentare dei ricorsi giudiziari per contestare la legittimità costituzionale del provvedimento, qualora dalle verifiche tecniche emergessero spazi di percorribilità anche rispetto alla diversa destinazione verso cui tali risorse verranno impegnate.
ESODATI
All’atto dell’approvazione parlamentare della Legge di Stabilità sono state introdotte delle disposizioni di salvaguardia per altri 23 mila soggetti penalizzati dalla Riforma del sistema pensionistico del 2011, che non erano state originariamente previste nel Disegno di legge originario del Governo.
Si tratta, innanzitutto, dell’estensione della salvaguardia per ulteriori 6.000 unità nell’ambito del contingente numerico già previsto dall’art. 1, comma 231, lett. b), della Legge n. 228/2012, destinato ai lavoratori autorizzati al versamento volontario dei contributi entro il 4 dicembre 2011, con almeno un contributo volontario accreditato o accreditabile al 6/12/2011 e che possono aver ripreso l’attività lavorativa dopo essere stati autorizzati alla contribuzione volontaria, purché non con rapporto di lavoro a tempo indeterminato, percependo un reddito massimo lordo annuo di 7.500 euro. Per costoro la decorrenza del trattamento pensionistico deve maturare entro il 36esimo mese successivo alla data di entrate in vigore del D. L. 6/12/2011 n. 201, quindi entro il 6 gennaio 2015.
Per quanto riguarda le altre categorie di soggetti ammessi alla salvaguardia, nel limite complessivamente di altre 17.000 unità, con riferimento ai quali il trattamento pensionistico non può avere decorrenza anteriore al 1° gennaio 2014 e deve maturare entro il 6 gennaio 2015, si tratta di:
a) i lavoratori autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione anteriormente al 4 dicembre 2011 i quali possano far valere almeno un contributo volontario accreditato o accreditabile alla data del 6 dicembre 2011, anche se hanno svolto, successivamente alla data del 4 dicembre 2011, qualsiasi attività, non riconducibile a rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato;
b) i lavoratori il cui rapporto di lavoro si è risolto entro il 30 giugno 2012 in ragione di accordi individuali sottoscritti anche ai sensi degli articoli 410, 411 e 412-ter del codice di procedura civile, ovvero in applicazione di accordi collettivi di incentivo all’esodo stipulati dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative a livello nazionale entro il 31 dicembre 2011, anche se hanno svolto, dopo il 30 giugno 2012, qualsiasi attività non riconducibile a rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato;
c) i lavoratori il cui rapporto di lavoro si è risolto dopo il 30 giugno 2012 ed entro il 31 dicembre 2012 in ragione di accordi individuali sottoscritti anche ai sensi degli articoli 410, 411 e 412-ter del codice di procedura civile, ovvero in applicazione di accordi collettivi di incentivo all’esodo stipulati dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative a livello nazionale entro il 31 dicembre 2011, anche se hanno svolto, dopo la cessazione, qualsiasi attività non riconducibile a rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato;
d) i lavoratori il cui rapporto di lavoro sia cessato per risoluzione unilaterale, nel periodo compreso tra il 1º gennaio 2007 e il 31 dicembre 2011, anche se hanno svolto, successivamente alla data di cessazione, qualsiasi attività non riconducibile a rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato;
e) i lavoratori collocati in mobilità ordinaria alla data del 4 dicembre 2011 e autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione successivamente alla predetta data, che, entro sei mesi dalla fine del periodo di fruizione dell’indennità di mobilità di cui all’articolo 7, commi 1 e 2, della legge 23 luglio 1991, n. 223, perfezionino, mediante il versamento di contributi volontari, i requisiti vigenti alla data di entrata in vigore del citato decreto-legge n. 201 del 2011. Il versamento volontario di cui alla presente lettera, anche in deroga alle disposizioni di cui all’articolo 6, comma 1, del decreto legislativo n. 184 del 1997, potrà riguardare anche periodi eccedenti i sei mesi precedenti la domanda di autorizzazione stessa;
f) i lavoratori autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione anteriormente al 4 dicembre 2011, ancorché al 6 dicembre 2011 non abbiano un contributo volontario accreditato o accreditabile alla predetta data, a condizione che abbiano almeno un contributo accreditato derivante da effettiva attività lavorativa nel periodo compreso tra il 1º gennaio 2007 e il 30 novembre 2013 e che alla data del 30 novembre 2013 non svolgano attività lavorativa riconducibile a rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato.
Nella maggior parte dei casi, come si nota, si tratta di un ampliamento della platea dei beneficiari ottenuto allentando il vincolo riguardante il reddito da lavoro previsto nei precedenti interventi di salvaguardia con riferimento, in gran parte, ai soggetti autorizzati alla contribuzione volontaria, venendo anche incontro alle richieste presentate al riguardo da Federmanager.
Le modalità operative di attuazione di tali disposizioni verranno definite, in modo analogo a quanto avvenuto in precedenza, con un decreto interministeriale Lavoro-Economia da adottare entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge (quindi entro il 2 marzo 2014).
Perequazione automatica delle pensioni: presentati gli emendamenti al D.D.L. stabilità
Sono stati presentati alla Commissione Programmazione Economica e Bilancio del Senato gli emendamenti proposti dalla CIDA, e fortemente sostenuti da Federmanager nella fase di elaborazione, finalizzati al recupero del meccanismo di perequazione automatica delle pensioni per il triennio 2014/2016, contro l’ennesimo blocco alla rivalutazione delle pensioni previsto dal D.D.L. di Stabilità 2014.
In particolare, si segnala l’emendamento presentato dal Sen. Maurizio Sacconi (Gruppo PDL) che recependo la proposta suggerita dalla CIDA, prevede sia adottato, per il triennio 2014/2016, il calcolo per la perequazione degli importi pensionistici con il ripristino dell’applicazione delle aliquote alle fasce di reddito.
Sostanzialmente viene recuperata l’impostazione del meccanismo di perequazione delle pensioni vigente nel 2011 (aliquote di rendimento decrescente per fasce di reddito pensionistico e non sull’intera pensione) con un decalage più accentuato per le fasce più elevate, realizzando un equo contemperamento tra le esigenze della spesa pubblica e gli inderogabili diritti dei pensionati.
Analogamente, anche il Sen. Antonio Fabio Maria Scavone (Gruppo GAL – Grandi Autonomie e Libertà) ha presentato un emendamento che prevede il recupero della perequazione delle pensioni per fasce di reddito, recependo però integralmente le proposte della CIDA, le quali parallelamente prevedono un’ulteriore misura volta ad introdurre un correttivo correlato all’età, per cui se il pensionato ha un’età superiore ai 70 anni, a partire dalla corrispondente fascia di reddito viene introdotto un aumento della perequazione del 10%, considerando che con l’aumentare dell’età crescono proporzionalmente anche i bisogni economici.
Tale misura non è stata, invece, recepita nell’emendamento presentato dal Sen. Sacconi, il quale ha valutato eccessivamente oneroso trovare le risorse economiche per la copertura finanziaria necessaria per venire incontro alle esigenze dei pensionati più anziani.
In ogni caso, la presentazione degli emendamenti descritti deve considerarsi un primo, anche se non definitivo, importante risultato dell’azione esercitata a livello politico-istituzionale da Federmanager, Manageritalia e CIDA, a tutela dei nostri pensionati.
Accolto il ricorso promosso da Federmanager contro blocco della perequazione automatica delle pensioni 2012/2013
Si tratta di un primo rilevante risultato dell’azione promossa da Federmanager, in collaborazione con Manageritalia, per difendere il potere di acquisto dei nostri pensionati, su cui daremo un costante aggiornamento.
In attesa del pronunciamento della Consulta si segnala, peraltro, che nei primi mesi del prossimo anno sono fissate anche le udienze per le altre iniziative giudiziarie “pilota” promosse sulla medesima questione presso i Tribunali di Avellino, Terni, Vicenza e Modena.
Disegno di Legge di Stabilità 2014: disposizioni in materia previdenziale e documento di proposte Cida
Il Disegno di Legge di Stabilità 2014 introduce, per il triennio 2014-2016, una significativa modifica del meccanismo di perequazione automatica delle pensioni.
Il provvedimento dell’Esecutivo, al comma 1 dell’art. 12, ha previsto che l’indicizzazione della pensione non avvenga più applicando ciascuna aliquota di rendimento alla rispettiva fascia pensionistica (100% applicato sulla quota di pensione fino a 3 volte il minimo INPS, 90% sulla quota di pensione compresa tra 3 e 5 volte il minimo INPS, 75% sulla quota di pensione superiore a 5 volte il minimo INPS) secondo il meccanismo applicato alle prestazioni pensionistiche sino al 2011.
Il testo del disegno di legge, per il triennio 2014-2016, prevede che l’indicizzazione della pensione avvenga attraverso l’applicazione di un’unica aliquota di rendimento sull’intero importo pensionistico. L’individuazione dell’aliquota di rendimento da applicare avviene sulla base del valore complessivo dello stesso trattamento pensionistico secondo la tabella che segue:
Importo mensile dellapensione | Aliquota di rendimento | |
3 volte minimo INPS | 1.486,29 | 100% |
Fino a 4 volte il minimo INPS | Fino a 1.981,72 | 90% |
Fino a 5 volte il minimo INPS | Fino a 2.477,15 | 75% |
Oltre 5 volte il minimo INPS | Oltre 2.477,15 | 50% |
Per chiarire il funzionamento del meccanismo sopra descritto, ipotizziamo una pensione di importo mensile lordo pari a € 2.500; l’indicizzazione di tale pensione avverrà applicando sull’intero importo pensionistico (quindi € 2.500) la relativa aliquota di rendimento, quindi quella pari al 50% del coefficiente di perequazione previsto.
La previsione più negativa che si riferisce al 2014 è che l’indicizzazione non sarà riconosciuta con riferimento alle fasce di importo superiori a sei volte il trattamento minimo INPS. Di conseguenza, nel 2014, le pensioni di importo superiore a € 2.973 mensili lordi non verranno indicizzate.
A decorrere dal 2017, in assenza di ulteriori interventi, verrebbe ripristinato il meccanismo di perequazione delle pensioni per fasce in vigore nel 2011 (100% sulla quota di pensione fino a 3 volte il minimo INPS, 90% sulla quota di pensione compresa tra 3 e 5 volte il minimo INPS, 75% sulla quota di pensione superiore a 5 volte il minimo INPS).
Si conferma, al comma 4 dello stesso art. 12, che, a decorrere dal 1° gennaio 2014 e per un periodo di tre anni, sugli importi dei trattamenti pensionistici complessivamente superiori a 150.000 euro lordi annui, è dovuto un contributo di solidarietà pari al 5% della parte eccedente il predetto importo fino a 200.000 euro, nonché pari al 10% per la parte eccedente 200.000 euro e fino a 250.000 euro e al 15% sulla quota di pensione eccedente tale limite.
DOCUMENTO DI PROPOSTE CIDA
D’intesa con la CIDA, Federmanager ha predisposto un documento che esprime le posizioni contrarie al tema del blocco della perequazione e formula delle proposte sia sulla specifica questione sia su altri temi valutati prioritari tra cui la riduzione del cuneo fiscale ed il contenimento della spesa pubblica. Il documento, oltre ad essere presentato nelle audizioni che saranno convocate con le parti sociali, sarà inviato ai componenti le Commissioni parlamentari competenti.
Perequazione automatica delle pensioni
Per il triennio 2014-2016, adottare un meccanismo di perequazione delle pensioni che recuperi l’impostazione vigente nel 2011 (aliquote di rendimento decrescente per fasce di reddito pensionistico e non sull’intera pensione) con un decalage più accentuato per le fasce più elevate:
- 100% fino a 3 volte il trattamento minimo
- 90% tra 3 e 5 volte il trattamento minimo
- 75% tra 5 volte e 6 volte il trattamento minimo
- 50% tra 6 volte e 12 volte il trattamento minimo
- 30% oltre 12 volte il trattamento minimo
Applicare un coefficiente correttivo per i pensionati con un’età superiore ai 70 anni per dare una risposta al fabbisogno economico che cresce con l’aumentare dell’età anagrafica per soggetti che sono prevalentemente privi di altre fonti di reddito. Più precisamente abbiamo proposto, a partire dalla terza fascia (75%), un aumento della perequazione del 10%.
Rivedere le aliquote di rendimento per il calcolo delle pensioni con il sistema retributivo, per contenere il riconoscimento di importi pensionistici di ammontare molto elevato.
Estensione dell’opzione al sistema contributivo
Offrire un’opportunità a coloro che sono usciti dalle aziende e sono ancora distanti dalla maturazione dei nuovi requisiti di accesso alla pensione estendendo a tutti i lavoratori la possibilità di opzione per il sistema di calcolo contributivo che, al momento, è prevista, in via sperimentale fino al 31.12.2015 solo per le donne che hanno raggiunto 57 anni di età e 35 di contributi (comma 9 dell’art. 1 della Legge n. 243/2004).
Esodati
Per giungere a una soluzione definitiva, allargare la platea dei salvaguardati a coloro che maturano i requisiti sulla base della normativa vigente prima della riforma Fornero entro il 2015 anziché dalla data di decorrenza della pensione.